Educare è diverso da insegnare.
Nell’educazione lo scopo è la formazione dell’individuo, tramite la trasmissione di valori e principi destinati a diventare la base del suo agire.
Si trasmettono i valori fondamentali, quelli che saranno sempre presenti e considerati “giusti per definizione, che guideranno tutte le scelte che farà.
L’educazione è quindi qualcosa di ben più complesso che fornire semplici regole da seguire, destinate ad essere dimenticate. L’educatore non ha infatti imparato quello che trasmette, ma lo ha vissuto e ne ha fatto esperienza.
L’educazione riguarda quindi le “cose importanti della vita”. Fare educazione digitale significa essere consapevoli che il mondo odierno è costituito anche da una tecnologia che condiziona la nostra vita, nella quale siamo immersi ed agiamo, e quindi ampliare gli insegnamenti in questa direzione.
In realtà si può dire che l’educazione digitale dovrebbe essere la normale evoluzione dell’educazione, proprio perché la tecnologia non è più uno strumento che alcuni hanno a disposizione, ma fa parte dell’ambiente nel quale siamo immersi.
Purtroppo la velocità con cui la tecnologia si è evoluta è talmente elevata che ha creato un grosso gap di conoscenza tra le diverse generazioni. Le nuove generazioni (mi riferisco in particolare alla generazione Z, i nativi digitali nati dopo il 2004, quando i social network erano già ampiamente diffusi) vivono in una realtà per la quale i genitori non hanno avuto precedente esperienza. Senza esperienza viene meno la possibilità di educare.